L’amore rubato

Sono le donne le protagoniste assolute degli otto preziosi racconti che Dacia Maraini ci regala con L’amore rubato.

Quelle donne forti come tigri e allo stesso tempo infinitamente fragili di cui l’Autrice sa farsi sempre così bene voce e tramite; donne ostaggio di un amore assoluto, sofferto, totalizzante. Un’ombra di morte e di sopraffazione sui lividi violacei di una violenza atavica,

quella dell’uomo sulla donna, che sembra non poter trovare fine, ma solo nuovo alimento.

Una violenza fatta di sospetto, di arroganza, di prevaricazione, di pugni e di coltelli. Una violenza che stupra il corpo e la mente assieme, rendendoli propaggini senza vita di una stessa anima morente.

L’anima morente di una Marina, che al pronto soccorso racconta di essere caduta dalle scale anche se abita al piano terra; o quella di Angela, prigioniera della gelosia malata di un uomo che ha amato e del senso di colpa che le impedisce di abbandonarlo; o quello ancora di Anna,

che si addormenterà tra le braccia del padre in un lettino della rianimazione, colpita a morte dall’adorato Moro.

Anime morenti che non moriranno mai, tuttavia.

Indelebile il loro ricordo; assoluta e inarrestabile la loro lotta, anche se vana, contro l’odio cieco ed assassino.

Vittime di un furto, quello dell’ amore rubato,

che accomuna dai tempi dei tempi il destino femminile.

Il destino di quelle donne che all’uomo troppo si danno, senza spesso sapersi o volersi amare in cambio a sufficienza.

In quel labirinto del cuore e della ragione che relega l’essere femminile alla condizione di oggetto accessorio, al di là del rispetto e del sentimento.


Dacia Maraini celebra la forza delle donne. Una forza sovraumana che tutto il resto spazzerà via