L’onda anomala

Giovanni è un uomo comune. Uno di quei professoroni universitari che nel Sessantotto hanno manifestato in piazza con l’eskimo addosso e che si ritrovano oggi a rappresentare le icone talvolta più esasperate del radical chic, con la villetta in montagna sulle piste da sci e l’appartamento signorile (ma pieno di libri, è questa la scusa) giù in città.

Nello specifico, Giovanni è un uomo piuttosto egoista. Sicuramente concentrato più su se stesso che sugli altri. Alla ricerca continua di conferme, che quasi pretende da parte di chi lo circonda e sicuramente esige da parte di chi lo ama o sostiene di farlo. Un uomo cui risulta difficile essere felice, in bilico tra i ricordi di un amore passato – sfiorito, se pur in silenzio, molto prima che la morte vincesse sul corpo della moglie Margherita – e un amore presente, per una studentessa vent’anni più giovane, che è stata la sua amante a lungo, quando ancora la moglie era viva. Una giovinezza che all’epoca lo aveva fatto sentire vivo, adulato, amato, indispensabile. E che oggi lo rende invece vecchio e insicuro. Un uomo maturo che si guarda allo specchio e vede decadenza là dove i suoi occhi erano abituati a vedere vigore, e che sceglie perciò di mettersi da parte, per orgoglio e per capriccio, senza scegliere di lottare. Continuando a vivere la propria esistenza da personaggio secondario, da comparsa, lasciando che siano gli eventi a trascinarlo per un verso e poi per un altro, come la risacca del mare.

Una vita che pare attendere di venir infine scossa da un’onda anomala, che rimetta in moto un meccanismo fermo da anni, forse da sempre.

La giovane compagna Aurora partirà con degli amici per una vacanza in Asia proprio nei giorni tragici del devastante tzunami, e Giovanni vedrà in un attimo ogni ruolo ribaltarsi e ogni consuetudine scomporsi nell’ombra di un dramma inimmaginabile.

Si troverà a dover scegliere e sceglierà. Diventando finalmente, ma forse è troppo tardi, il vero padrone del proprio destino di uomo.